La Romania di Ceausescu e la Dresda della DDR sono lo sfondo di due scrittori contemporanei, Herta Muller e Uwe Tellkamp. La prima, premio Nobel per la letteratura nel 2009, propone una prosa che si fa spesso lirica nella crudezza della sua forza espressiva. Dissidente nel regime di Ceausescu, costretta a fuggire in Germania in quanto si è rifiutata di collaborare con la Securitade, la polizia segreta rumena, di minoranza linguistica tedesca pur se nata nel Banato rumeno, la scrittrice si caratterizza per aver delineato un’umanità derelitta e abbrutita dalla mancanza di libertà. Il romanzo più significativo, Il paese delle prugne verdi, edito in Italia dall’editore Keller, insignito da diversi riconoscimenti letterari in tutta Europa, delinea personaggi squallidi e miserabili. Nel paese delle prugne verdi, cioè la Romania di Ceausescu, i “mangiaprugne “ sono gli avidi arrivisti che collaborano col regime pur di conquistare il potere, che succhiano il sangue della povera gente affamata di libertà e impaurita dalla facile delazione anche di chi considera un amico. E’ un paese-lager da cui si vuol fuggire per non essere soffocati dalla dura repressione o costretti dalle minacce a sottomettersi al dovere dell’attività di spiare anche i propri familiari. La vicenda narrata è semiautobiografica, in quanto si racconta la storia di quattro studenti universitari perseguitati, interrogati e minacciati per non aver voluto collaborare con la Securitade, costretti a comunicare fra di loro con espressioni in codice per denunciare un interrogatorio o un pedinamento. Il paese della Romania è rappresentato in tutta la miseria di un’economia contadina arretrata, anche se la voglia dei giovani di costruire un mondo migliore si fa sentire chiara e forte.
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Uwe Tellkamp è l’autore de La torre, Bompiani editore, giovane scrittore nato a Dresda nel 1968, che dopo aver seguito gli studi di medicina e aver esercitato presso una clinica di Monaco, si è completamente dedicato alla scrittura. Il titolo del romanzo fa riferimento ad un quartire residenziale di Dresda, dove vive la media borghesia intellettuale che sembra rinchiudersi in un proprio mondo fatto essenzialmente di lettura e ascolto di musica classica, per fuggire la triste realtà della dittatura del regime comunista. Ma il regime penetra forzatamente nella vita dei diversi protagonisti, perché la dittatura politica investe tutta la realtà, anche quella più intima, che sembrerebbe appartenere solo ai singoli, mentre invece è parte inglobante della collettività. Così, l’adulterio del dottor Hoffmann diventa pretesto di minaccia dalla STASI, la temibile polizia politica, per obbligarlo alla delazione di colleghi non rispettosi del regime stesso; il figlio Christian vuole diventare un bravo medico come il padre, ma, da spirito libero, per realizzare il suo sogno, deve prestare servizio “volontario” nell’Esercito Nazionale Popolare, dove sarà coinvolto in una brutta storia di omicidio. Meno Rohde, zio di Christian, lavora presso un’importante casa editrice e frequenta gli intellettuali del regime ma quando vuole uscire dal coro è costretto a subire la censura. Egli si assume il compito di fare da tramite fra il mondo del regime e quello nostalgicamente borghese della Torre, ed affida alle pagine del suo diario meste considerazioni sulle contraddizioni di entrambi i mondi.
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Entrambi gli autori, nelle pagine dei loro romanzi, ci delineano uno spaccato di una società vittima della repressione e della violenza di una dittatura che non pone l’uomo al centro dell’universo, ma che lo ha reso succube di un pensiero dominante la cui forza sorprende sempre il lettore occidentale. La caduta del muro di Berlino ha reso possibile la conoscenza di quel mondo in tutte le sue variegate sfaccettature.
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