Il pensiero di Nietzsche: dalla canonica protestante all’Anticristo
Introduzione di Michael Lahr
Franz Kafka disse una volta: “Quando il libro che leggiamo non è l’ascia per il mare congelato che è in noi, a cosa serve, quindi, questo libro?”
Il libro che per me è stato come un’ascia era ‘Also sprach Zarathustra’ di Nietzsche.
L’ho trovato all’età di 15 anni nella soffitta di casa mia, in una scatola di libri di mio padre.
Sono rimasto davvero affascinato dal linguaggio.
Capite che sto guardando indietro a parecchio tempo fa, ma la mia reazione era di uno stato di ebbrezza per la potenza delle sue magnifiche immagini.
Da allora l’ho letto più volte e ancora oggi non posso dire di averlo compreso appieno, di essermi immerso completamente in esso: tutto è sempre discutibile, sfida la comprensione.
Nietzsche stesso ha indicato ‘Also sprach Zarathustra’ come un quinto Vangelo, o anche, come un contro-Vangelo: infatti, la lingua, lo stile… ci sono molte somiglianze con il Nuovo Testamento.
Il contenuto dello Zarathustra di Nietzsche può essere letto come la “brutta copia” della figura e l’opera di Gesù; al contrario, il Super Uomo di Zarathustra annichilisce così gli insegnamenti di Gesù in molti suoi discorsi: dove Gesù predica la compassione, Zarathustra proclama la volontà di potenza.
Konrad Dietzfelbinger ha presentato nel suo grande libro ‘Illuminismo di Nietzsche’, un tentativo – com’io credo – d’interpretazione molto concludente su Zarathustra, al quale io desidero richiamare al termine della mia breve introduzione.
Tuttavia, prima di continuare, vorrei tornare un attimo indietro.
Nietzsche nacque nel 1844 a Rocken, vicino Lipsia dove suo padre, Carl Ludwig, era un pastore protestante; anche il nonno Ludwig era già pastore e la madre, Deborah née Oehler, proveniva dall’ambiente ecclesiastico della vicina parrocchia di Pobles.
Lo studioso svizzero di Nietzsche Martin Pernet, anch’egli pastore nella Bassa Engandina, che ha esaminato il carattere cristiano dell’opera in anni di ricerche d’archivio, ha evidenziato quanto il giovane Nietzsche fosse stato condizionato nella casa paterna.
In un primo studio intitolato ‘Cristianesimo del Giovane Friedrich Nietzsche’ Pernet ha dimostrato in modo convincente che, nonostante i singoli punti di contatto con il razionalismo teologico dal quale Nietzsche era stato in primo luogo dominato, il filosofo è stato poi totalmente dominato dal risveglio del patrimonio pietista.
La nonna, Erdmuthe Dorothee Krause, coi genitori che vivevano a Rabie, aveva già ricevuto questo tipo di educazione; lo stesso vale per la madre, Franziska Nietsche, aveva già sperimentato questa forma di pietismo nella sua casa d’infanzia e la trasmise così ai propri figli.
Dopo la morte del padre avvenuta all’età di 36 anni nel 1849 – Nietzsche aveva appena 5 anni – la madre si trasferì con i figli a Naumburg.
Lì Nietzsche frequentò durante la sua infanzia gli ambienti cristiani che vivevano nello spirito del revivalismo, come le famiglie dei suoi amici di gioventù Wilhem Pinder e Gustav Krug e il suo insegnante e Konfirmator a Schulpforta, il reverendo Robert Buddensieg.
È interessante vedere come anche nei suoi anni da professore di filologia a Basilea (1869-1879), la sua intensa corrispondenza privata fosse principalmente con membri ed esponenti del Pietismo e del revival di Zinzendorfs.
Non a caso, a causa delle numerose opere missionarie residenti e della fede revivalista pietista, alla città sul Reno fu spesso conferito l’appellativo di ‘città fedele’.
Martin Pernet, dopo aver fatto questi riferimenti, in un altro importante studio ‘Nietzsche e la pietà di Basilea’ dimostra che anche il linguaggio usato per descrivere il revival del movimento pietista assuma dei toni favorevoli e sentimentali (“Clinica del peccatore”, “Religione del cuore”).
Anche negli anni della dura lotta contro il cristianesimo egli rimase sempre vago al riguardo e la sua relazione con lo stesso migliora costantemente.
Anche se ostile al cristianesimo, egli non dimentica la sua esperienza.
Già Karl Jasper aveva stabilito che “la battaglia dell’adulto Nietzsche è una lotta contro il cristianesimo dal suo cristianesimo”.
Lo stesso Nietzsche ha una volta espresso in una profonda intuizione: “Mentre combatto io sono lì in mezzo”; e ancora: “Onoro ciò che attacco”.
Come si sviluppa, ora, questo movimento di pensiero che conduce all’Anticristo la persona appena prima dello scoppio della ‘malattia’, da un profondo radicamento vissuto del protestantesimo a un netto rifiuto del cristianesimo e della stilizzazione del ‘sé’?
Per cogliere Nietzsche in flagrante e ottenere una particolarizzazione dell’enorme mole di pensiero scritto, ha prevalso la ricerca del contesto prevalentemente indipendente e privato della sua vita.
Ci sono tre fasi principali, una prima fase preliminare e una successiva fase finale.
Il nostro palcoscenico è un lasso di tempo che va dall’infanzia cristiana alla gioventù, dal 1844 al secondo semestre del corso di laurea nel 1865.
Questa volta si tratta d’incontri con modelli in conflitto di pensiero.
Nel confronto tra l’arcaico Deus absconditus, un oscuro e crudele entità che presiede arbitrariamente sulla vita delle persone e la spiegazione alternativa del mondo e di Dio rivelate nel cristianesimo, Deus revelatus.
La morte del padre ha certamente sortito un effetto traumatizzante sul piccolo Nietzsche che in età davvero precoce e al modo degli esistenzialisti si pone la domanda teodicea: come può conciliarsi la sofferenza del mondo con la bontà di Dio?
La prima fase principale è la fase umanista di Nietzsche (1866-1876)
Da qui nascono le ‘considerazioni premature’ e il suo primo libro, la ‘Nascita della Tragedia dallo Spirito della Musica’.
Così come Goethe, Holderlin, Schlegel e Wilhelm von Humboldt, anche Nietzsche cerca di rinnovare l’attuale cultura tedesca ed europea facendo rivivere il pensiero classico: è il genere letterario della tragedia il paradigma della fragilità e della malvagità dell’esistenza umana.
Allo stesso tempo la tragedia (nel senso di un ‘gesamtkunstwerk’) agisce come agente terapeutico.
Apollo come dio della bellezza apparente favorisce l’illusione, la condizione estetica dionisiaca della delimitazione del soggetto aiuta l’orrore e il disgusto per l’assurdo nel tutto.
La seconda fase principale è la cosiddetta fase didattica o ‘del pensare medio’ (1877-1882).
‘Tutti umani’, ‘L’Alba’ e ‘La Gaia Scienza’ appartengono a questa fase.
In questo periodo la sua intensa occupazione coincide con quella di Charles Darwin: Nietzsche è ora in piena ricerca per una filosofia per la scienza sperimentale.
Modellistico, a tal riguardo, dopo il grande successo della Psicologia fisiologica, è una sorta di “Chimica”, cioè una fattorizzazione paragonabile di tecniche di analisi chimica, dei termini logici e gli ideali etici e religiosi dell’umanità.
Nietzsche opera sistematicamente una distruzione critica delle verità cosmologiche ed etico delle religioni da Platone a Hegel, ma, al contempo, si rammarica della perduta della verità che è irrecuperabile.
L’idea di eterno ritorno dello stesso Nietzsche intende stabilire una sostituzione per la credenza nell’immortalità delle anime e della buona provvidenza divina, in un certo senso ‘un nuovo “Bedeutsamkeits-Pesante” per una moralità post-metafisica ‘ (E. Düsing).
Alla terza fase del pensiero di Nietzsche (1883-1887), cosiddetta ‘francese’ appartengono: “Also sprach Zarathustra”, “Al di là del bene e del Male” e “Sulla genealogia della morale”.
Nietzsche opera ancora una rivalutazione dei valori.
Il motto “Noi Shape attraverso l’affermazione del Wiederkunftslehre, l’immagine dell’eternità sulla nostra vita personale” è una compensazione per la perdita della comprensione dell’eternità dei cristiani.
Il militante anti-Cristo si rivela nella fase finale (autunno 1888).
Poco prima del suo ‘crollo’, egli scrive in rapida successione “Il crepuscolo degli idoli”, “L’anti-Cristo”, “Ecce Homo” e infine “Ditirambi di Dioniso”.
Qui Nietzsche filosofa con un martello, tramite la furiosa invettiva da “richiedente di Dio”.
Il grande esperto di Nietzsche Edith Düsing considera il Nietzsche di questo periodo come un amante ‘offeso a morte’, che cerca di rompere il “silenzio sfacciato” di un Dio perduto dalla violenza delle sue provocazioni.
Nelle colture non europee esiste fino ad oggi questo percorso di mistero, dove l’insegnante introduce lo studente attraverso anni di esercizi al mistero spirituale.
I fondatori delle grandi religioni – Buddha e Gesù – possono essere intesi in quest’ottica, come anche talune scuole di pensiero mistico/misterioso – parole chiavi: “Alchimia, Massoneria, Rosacroce”
Gautama, come Gesù, ha costantemente cercato uno stato spirituale che è andato oltre l’esperienza terrena della gente comune; Buddha lo ha chiamato ‘Nirvana’, Gesù ha parlato del “Regno di Dio”, entrambi hanno stabilito una comunità di discepoli in cui hanno trasmesso ulteriormente questo ‘stato di illuminazione’; entrambi hanno detto che, se tentati da Satana (o dal buddista Mara) di non cedere a questa tentazione.
Anche Nietzsche può esser giunto alla conclusione che la sua determinazione e il compimento del mondo sono fugaci apparizioni.
Egli è anche l’iniziatore al mistero dell’uomo interiore, un’ulteriore dimensione spirituale e ha chiamato questo stato di cose, fondato nell’Illuminismo, “Superman” (caratterizzata da “Riposo in sé”, “Dona virtù” e “Mancanza di vendetta”)
Di solito non si va ‘soli’ ad una scuola di mistero, ma si viene guidati da un maestro esperto, poiché il pericolo particolare di tale stato di Unboundedness è la vulnerabilità per tentazioni (‘forze demoniache’); oggi si potrebbe parlare di ‘megalomania’ o forse d’un inflazione di ‘ICH psychopathologisch’.
Dal momento che Nietzsche non aveva nessuno con cui percorrere questo cammino, essendo del tutto solo, ha ceduto a queste tentazioni, ancora e ancora, soprattutto nei momenti di illuminazione spirituale.
Questi sono anche incorporati nella concezione di “superuomini”.
Oltre alle proprietà positive (vedi sopra), Nietzsche parla della fusione di un Cesare Borgia e un Alcibiade, a volte di un “Titanic” di superuomini, altre di ‘bestie bionde’, perpetratori di violenza terrena.
L’interpretazione che Karl Jaspers ha fornito di Nietzsche – scritto in un tempo quando i nazisti stavano per cooptare Nietzsche per sé stessi – è stata pionieristica sia per la ricezione del suo pensiero che del suo lavoro e lo è fino ad oggi.
Grazie per le vostre attenzione