Considerazioni programma mese di settembre

Carissimi soci e amici, all’inizio dell’ultimo quadrimestre della Nostra Presidenza (come da statuto scadremo nel prossimo gennaio), i primi tre appuntamenti di settembre hanno rivelato le luci e le ombre della cultura mitteleuropea del ‘900 e del nuovo secolo. Abbiamo cominciato con “Grand Hotel”, premio oscar del 1932, tratto dal romanzo di Vicki Baum del 1929, in piena crisi economica prodromo della tragedia nazista. E subito dopo, la conversazione di Micaela Latini sulla Vienna di inizio secolo, alle soglie della prima Guerra Mondiale. Le due tragedie che hanno sconvolto “il mondo di ieri”, per usare uno slogan di un testimone dell’epoca Stefan Zweig. E come sempre abbiamo tentato di individuare il filo logico del programma mensile: e lo abbiamo ritrovato nella grande tematica proposta dal maggiore scrittore di lingua tedesca a cavallo dei due secoli, Thomas Mann, quando lo enunciò agli studenti di Amburgo nel 1953, a pochi anni dalla Sua morte. Mann affermò che la sfida della Germania Mitteleuropa – per intenderci, da Riga a Zurigo, da Odessa ad Amsterdam, da Trieste a Kiel, ecc. ecc. – si sarebbe giocata non più sul velleitario processo di germanizzazione dell’Europa, ma sulla speranza di europeizzazione della Germania, peraltro all’epoca drammaticamente divisa in due blocchi. La scommessa di Mann – o meglio, la sua profezia – derivava dal contesto culturale della Mitteleuropa di Musil, Freud, Jung, Kraus, Hayek, quando la fine delle certezze positiviste e il ritorno dell’espressionismo nelle arti, spazzò il mito della storia come logico cammino evolutivo del mondo. La prima Guerra Mondiale ruppe il giocattolo delle certezze dell”800 materialista; e l’urlo dei Munch rappresentò lo sgomento delle trincee e la paura del vivere quotidiano. I turbamenti della cultura europea nei circoli di Vienna; e il vivere senza scopo dei protagonisti del Grand Hotel di Berlino nei primi due decenni del secolo, influenzarono il sentimento dei popoli europei, al punto che l’ossessione del popolo sovrano rispetto al principio di legalità borghese, portò alla fine della Repubblica di Weimar e della parallela repubblica austriaca, tanto che Menschen im Hotel e L’uomo senza qualità ancora oggi vengono ristampati per significare quale traccia indelebile abbiano segnato nella cultura europea (ricordiamo che Micaela Latini recentemente ne ha curato una nuova edizione, mentre Mario Rubino ha riproposto dopo 80 anni una nuova edizione del romanzo della Baum, la cui introduzione può essere letta in questo portale). Ma non poteva mancare un tuffo nell’attualità: il caffè letterario del 24 settembre ha avuto per tema un breve commento alle recentissime elezioni tedesche, anche alla luce delle parole di Mann. Ancora una volta, la capacità anticipatoria del grande scrittore ha colto nel segno! La apparente vittoria della Merkel nasconde una contraddizione, non poco palese, visto che il dibattito culturale elettorale si è dilungato sui rischi per la democrazia da parte del neocapitalismo finanziario della Germania. La domanda di crescita economica di stampo keynesiano del filosofo Streek si è infranta sull’opposto pensiero neoliberale del ministro bavarese Schauble, dove le politiche dei restrizione e di rigore di lungo periodo, collaudate nel caso greco, hanno nuovamente riproposto un’immagine egemonica della Germania in Europa. Neppure il carisma di un Habermas, fautore di un rinato weberismo economico, nonché di un rilancio delle istituzioni europee, ha dissolto il dubbio di una “grande Germania” al cui vertice ritorna una Merkel ringalluzzita da una maggioranza quasi assoluta, quasi un premio che la ricca borghesia dell’euro-marco le ha conferito per la sapiente navigazione degli ultimi anni, fra qualche apertura sociale democratica di stampo bismarckiano e un tenace attaccamento alle ideologie neomonetariste di un austriaco di inizio secolo, von Mieses, difensore dell’imperiale regio governo di Cecco Beppe. Solo che c’é un “quasi”: la Merkel non ha la maggioranza assoluto completa, ma le mancano alcuni seggi e deve ricorrere all’SPD per governare un azione dove vanno emergendo i primi segni di crisi. Ancora una volta, la Germania è al bivio posto da Mann, riproposto in termni di capitalismo o democrazia, ovvero nazionalismo o Europa unita. Infine, un doveroso ricordo di Paolina Didomenico, nostra carissima socia deceduta il 23 settembre. Di Paolina resta il suo sorriso, la sua paciosa bonomia e lo spirito culturale indomito, che ci accompagneranno per tutti gli anni del nostro cammino sociale e non. Quanto a Klaus Rohleder, anche Egli morto tragicamente lo scorso agosto, un Suo ricordo sarò celebrato a novembre come da programma. Di Lui – che conoscemmo personalmente la scorsa primavera – Ci rimane ben presente la figura imponente, lo spirito acuto combinato con una spicata timidezza, che però nascondevano un forte senso della vita e una mai rassegnata obbedienza al Potere, che da “poeta contadino” combattè nella lunga notte della DDR, con poesie e sceneggiatura, libretti d’opera e commedie tutte rivolte a privilegiare l’uomo nel suo quotidiano.

Conferenza Prof.ssa Latini 19/09/2013
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Caffè Letterario 24/09/2013
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