Carissimi soci ed amici, l’ing. Leonardo Salvaggio, dopo essere andato in pensione, si è dedicato alla storia contemporanea, quella storia da Lui vissuta da giovanissimo nelle terre di Monreale, nel periodo più cruciale della storia dell’isola, 1943-1950. Con “Quell’estate del ’43” l’ingegnere applica il metodo scientifico alla storia: il documento è il Suo righello e il Suo compasso, la matita e la squadra gli unici strumenti di lavoro. Il certo, il definito, la fonte inequivocabile è il Suo metodo. La tecnica della ricerca storica è quella di Bayle, filosofo illuminista che preferiva Tucidide, padre della ricerca storica, che vedeva lo storico come un fisico, che misura pesi e contrappesi, cause ed effetti, un farmacista he calcola le dosi da prendere, provando e riprovando. Leonardo non appartiene, né ha mai approvato, la scuola degli storici degli Annales, dove Pirenne, Braudel e Bloch ammisero fra le fonti della storia perfino il falso e il mito, dove la leggenda si faceva storia e la storia diveniva leggenda. Vale a dire , lo stile di Nietzsche, che apprezzava Erodoto e disprezzava Livio, ammirava Tacito e svalutava Svetonio, dove alla “verità” sostituiva il ruolo preminente dell’interpretazione, l’unica lettura del fatto, proprio in quanto suggestiva. Ecco perché la storia dello sbarco alleato del 1943 di Leonardo è densa di particolari noti e meno noti, ma tutti comprovati da fonti non equivoche. Da qui, il netto rifiuto delle leggende metropolitane su quell’evento, prima fra tutte quella del ruolo iniziale della Mafia, ridotta, al più, a fenomeno collaterale e divenuta, semmai, centrale, un po’ più tardi all’epoca del separatismo. Uno scontro fra due modi di interpretare i fatti: “la verità”, quale che sia; o il rigore? La fantasia, magari letterariamente accattivante e non l’arida enucleazione degli eventi secondo una sequenza probabile. C’è nella storia un’area del possibile? Forse, aveva ragione Thomas Carlyle, filosofo della storia dell’800, quando distinse fra gli uomini che tessono il filo della storia e le masse che ne segnano gli indirizzi iniziali; deviandone a volte in modo improvviso e irrazionale, come nel caso delle dinamiche delle Rivoluzioni e delle Guerre mondiali. E poi, quando si tratta di associazioni segrete, o di movimenti che vivono all’ombra delle Istituzioni, specialmente in tempo di guerra, l’area delle certezze documentali si restringe a favore delle supposizioni! Il duello tra storici “galileiani” e storici del verosimile trova in Leonardo un attento fautore dei primi e pertanto i secondi possono sembrarci inattuali, oggi dove si pretende di ritornare alle radici della storia. Ma il rischio del negazionismo e della rilettura acritica è dietro l’angolo. Piuttosto, partendo dall’analisi matematica di Leonardo, l’area del dubbio assume un ruolo diverso e la spinta alla “verità” si rinforza maggiormente, soprattutto se si riesce ad allargare lo spazio dei mezzi di prova. Ci passi il paragone: non era possibile individuare l’autore dei delitti perfetti quando la prova del DNA era presente solo nei libri gialli. Oggi è possibile! E allora, apriamoci anche a criteri logici e a prove che a poco a poco diventino più scientifiche, ma senza scadere nel gossip……E, andiamo, ora, al lavoro di Leonardo, ottimo per l’impostazione critica tradizionale e assai istruttivo per la coerenza logica e documentale.
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