Carissimi soci ed amici,
il 16 marzo u.s. il dott. Giuseppe Testa, editorialista della “Sicilia” di Catania, ha presentato la Sua prima opera, “La donna di fiori. Eros, botanica, alchimia, Sellerio editore, 2011.Il non lungo libretto – appena 171 pagine – costituisce una miniera di citazioni, dove solo in apparenza manca un filo conduttore tradizionale, visto che il comune lettore potrebbe rimanere dell’idea che “alcuni libri, per esser compresi, sarebbero più brevi e comprensibili, se fossero meno brevi e soprattutto trattassero temi già studiati” (così diceva l’abate Terrason dei libri di Kant).Noi – e per primo Giuseppe Testa – potremmo ribattere come oppose lo stesso Kant: “certi libri sarebbero stati più brevi e chiari, se non avessero preteso di essere sia brevi sia chiari”. Fuor di metafora, il libro di Testa è la metafora del corpo della donna, non è la donna, che da secoli è oggetto di letteratura e filosofia.In altri termini, Giuseppe Testa, nella relazione e nello stesso libro, ripercorre la tradizionale sfera erotica connessa al corpo della donna rileggendo al contrario quanto della donna era stato sublimato e quello che altri letterati, teologi e filosofi avevano proposta più tra le righe che non nelle righe stesse.Se leggiamo soltanto alcuni titoli dei 12 capitoli, emerge quanto detto: per esempio, già nel 1° capitolo, narrando “dell’orecchio, naso …. e gole”, riprende da Freud, capovolgendo la leggiadria poetica degli aspetti più gradevoli del corpo femminile, la tematica dei flussi mestruali…E poi, l’asfissia d’amore, con gli odori dell’amore; la storia delle Erbe, la gemma filosofale, che non era per gli arabi solo l’oro, ma il sangue, soprattutto quello mestruale, inteso come cura omeopatica per la lebbra…Del resto, proprio Freud – il pensatore principale cui Testa si riferisce – aveva spiegato che il bacio altro non era che un mero contatto di mucose, rivoltando la bimillenaria letteratura erotica che di quel contatto ne aveva mitizzato la natura soprattutto spirituale.Dunque, la scelta di Testa non sembra quella di un mero narratore tradizionale, aduso a ripetere e a circostanziare i comuni paradigmi letterari. Non è un logografo, ma è un critico che ha scavato nel profondo dell’essere, ritrovando nel pensiero anche più lontano al tema trattato, un filo logico di insospettabile presenza. Quando Freud disse che “il falso è la verità vista sottosopra”; Testa non batte ciglio, ribadendolo nel Suo libretto e aprendo squarci di forte originalità. Ascoltiamolo.
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